All’Inferno e ritorno: Europa 1914/1949 - Ian Kershaw

Ian Kershaw è uno storico britannico e il suo interesse centrale è il nazismo e Adolf Hitler. 
Tuttavia questo libro, come si nota dal titolo, ingloba tutto questo lungo arco di tempo del 900 e  si noterà che non c’è una prospettiva italocentrica.
È un libro interessante e sulla base dell’immensa bibliografia che esiste al momento, affronta temi delicati. Non è come un manuale di Storia contemporanea di base, anche perché di alcune battaglie (come la resistenza francese sulla Marna nell’estate-autunno del 1914 che blocca l’avanzata tedesca, il passaggio dalla guerra di movimento alla guerra di trincea, lo sbarco in Normandia nella seconda guerra mondiale),  si trovano solo pochi accenni. 
Si pone piuttosto il problema dell’Antisemitismo che non inizia con il nazismo, ma che già agli inizi del 900 girava tra la gente in maniera strisciante. Auschwitz è orrore unico per antonomasia, diventa il simbolo delle atrocità. 
All’inferno e ritorno è un titolo che descrive questo arco di tempo come un precipitare nell’abisso di barbarie.  La scienza, la tecnologia, la perfetta burocrazia vengono utilizzate per uccidere, Auschwitz e gli altri campi di sterminio nazisti che programmati per la morte, racchiudono in sé queste caratteristiche, pensiamo all’abuso della medicina, i terribili esperimenti fatti sui prigionieri.
Kershaw individua in questo abisso di barbarie quattro elementi che percorrono il 900:
  1. Il nazionalismo-etnico razzista.  Il razzismo è un concetto tipico del 900. I genocidi e gli stermini verificatisi nel corso del 900 sono sostanzialmente per motivi etnici. Si concepisce l’idea di un nazionalismo di sangue. Fin dagli inizi del 900 vi era l’idea che un ebreo non poteva diventare italiano o francese, non più di quanto un gatto potesse trasformarsi in cane, perché era una questione di sangue. Si comincia a parlare di eugenetica e igiene razziale. Il grande genocidio degli Armeni ad opera dell’impero ottomano verificatosi nel corso della prima guerra mondiale è per motivi etnici.
  2. La rivisitazione dei territori. L’Europa che esce dalla prima guerra mondiale è un Europa diversa. I grandi imperi europei crollano e si formano Stati diversi. L’Impero austro-ungarico crolla dando vita a una piccolissima Austria, la Germania imperiale viene mutilata e perde dei territori ed esce un’enorme Polonia.  La Francia si riprende l’Alsazia e la Lorena e l’Italia si completa con l’Alto Adige e Trieste. Vi è in tutto questo arco di tempo un’Europa che cambia nei suoi territori.  
  3. Il bolscevismo. La Rivoluzione Russa e l’ottobre rosso avranno un’assonanza anche internazionale. L’Unione Sovietica conoscerà un lunghissimo arco di tempo che durerà fino al 1991, protagonista della guerra fredda che durerà dal 1946 al 1989 con la caduta del muro di Berlino. Anche in Italia si dirà “facciamo come in Russia”. 
  4. La crisi del capitalismo. La devastante inflazione dopo la guerra. I risparmi furono polverizzati dalla guerra e c’è la fine del Gold Standard.
Ian Kershaw chiama questo tempo “Guerra dei Trent’Anni”.  Molti storici non sono d’accordo su questo termine, ma Kershaw fa capire che la seconda guerra mondiale non sia altro che il continuo della prima, poiché subito dopo il primo conflitto vi è una pace turbolenta e difficile da gestire con tutta una serie di tensioni che porteranno alla seconda guerra mondiale.

Autore dell'articolo: Huck Schiller

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