All’Inferno e ritorno: Europa 1914/1949 - Ian Kershaw

Ian Kershaw è uno storico britannico e il suo interesse centrale è il nazismo e Adolf Hitler. 
Tuttavia questo libro, come si nota dal titolo, ingloba tutto questo lungo arco di tempo del 900 e  si noterà che non c’è una prospettiva italocentrica.
È un libro interessante e sulla base dell’immensa bibliografia che esiste al momento, affronta temi delicati. Non è come un manuale di Storia contemporanea di base, anche perché di alcune battaglie (come la resistenza francese sulla Marna nell’estate-autunno del 1914 che blocca l’avanzata tedesca, il passaggio dalla guerra di movimento alla guerra di trincea, lo sbarco in Normandia nella seconda guerra mondiale),  si trovano solo pochi accenni. 
Si pone piuttosto il problema dell’Antisemitismo che non inizia con il nazismo, ma che già agli inizi del 900 girava tra la gente in maniera strisciante. Auschwitz è orrore unico per antonomasia, diventa il simbolo delle atrocità. 
All’inferno e ritorno è un titolo che descrive questo arco di tempo come un precipitare nell’abisso di barbarie.  La scienza, la tecnologia, la perfetta burocrazia vengono utilizzate per uccidere, Auschwitz e gli altri campi di sterminio nazisti che programmati per la morte, racchiudono in sé queste caratteristiche, pensiamo all’abuso della medicina, i terribili esperimenti fatti sui prigionieri.
Kershaw individua in questo abisso di barbarie quattro elementi che percorrono il 900:
  1. Il nazionalismo-etnico razzista.  Il razzismo è un concetto tipico del 900. I genocidi e gli stermini verificatisi nel corso del 900 sono sostanzialmente per motivi etnici. Si concepisce l’idea di un nazionalismo di sangue. Fin dagli inizi del 900 vi era l’idea che un ebreo non poteva diventare italiano o francese, non più di quanto un gatto potesse trasformarsi in cane, perché era una questione di sangue. Si comincia a parlare di eugenetica e igiene razziale. Il grande genocidio degli Armeni ad opera dell’impero ottomano verificatosi nel corso della prima guerra mondiale è per motivi etnici.
  2. La rivisitazione dei territori. L’Europa che esce dalla prima guerra mondiale è un Europa diversa. I grandi imperi europei crollano e si formano Stati diversi. L’Impero austro-ungarico crolla dando vita a una piccolissima Austria, la Germania imperiale viene mutilata e perde dei territori ed esce un’enorme Polonia.  La Francia si riprende l’Alsazia e la Lorena e l’Italia si completa con l’Alto Adige e Trieste. Vi è in tutto questo arco di tempo un’Europa che cambia nei suoi territori.  
  3. Il bolscevismo. La Rivoluzione Russa e l’ottobre rosso avranno un’assonanza anche internazionale. L’Unione Sovietica conoscerà un lunghissimo arco di tempo che durerà fino al 1991, protagonista della guerra fredda che durerà dal 1946 al 1989 con la caduta del muro di Berlino. Anche in Italia si dirà “facciamo come in Russia”. 
  4. La crisi del capitalismo. La devastante inflazione dopo la guerra. I risparmi furono polverizzati dalla guerra e c’è la fine del Gold Standard.
Ian Kershaw chiama questo tempo “Guerra dei Trent’Anni”.  Molti storici non sono d’accordo su questo termine, ma Kershaw fa capire che la seconda guerra mondiale non sia altro che il continuo della prima, poiché subito dopo il primo conflitto vi è una pace turbolenta e difficile da gestire con tutta una serie di tensioni che porteranno alla seconda guerra mondiale.

Autore dell'articolo: Huck Schiller

Gli assalti alle panetterie




Gli assalti alle panetterie è una raccolta di due racconti riproposta dall’Enaudi ed illustrata dall’artista Igor Tuveri. Il libro racchiude “L’assalto a una panetteria”, originariamente pubblicato nel 1981 e  Il secondo assalto a una panetteria” pubblicato nel numero di agosto 1985 di Marie Claire Japan. Il secondo racconto fu inoltre tradotto in inglese da Jay Rubin e pubblicato nel numero di gennaio 1992 di Playboy.

In Italia è stato incluso nella raccolta "L'elefante scomparso"Entrambe le storie descrivono un assalto. 

Nel primo racconto L’assalto a una panetteria" due amici avevano fame, avevano così tanta fame che a loro “sembrava di aver inghiottito il vuoto cosmico”. 
Volevano del cibo poiché non  avevano soldi e lavoro. Così, si armarono di coltelli da cucina per derubare una panetteria. Giunti sul posto il proprietario li maledisse e disse loro che se avessero ascoltato Wagner avrebbero avuto tutto il pane che desideravano. I due ascoltano “Tristano e Isotta” ed un paio d’ore dopo, se ne andarono tutti e due con la pancia piena. Il giorno seguente continuarono ad ascoltare musica classica (Tannhaüser) e quando tornarono a casa il vuoto dentro di loro era sparito e  la loro “fantasia cominciò a rotolare su un dolce pendio

Il secondo racconto Il secondo assalto a una panetteria è ambientato dieci anni dopo. Uno dei due amici giace a letto con la propria moglie ed ancora una volta ritorna il tema della fame. Hanno poco cibo nel loro frigorifero e dopo aver bevuto e mangiato tutto, l'uomo racconta a sua moglie della rapina della  panetteria di dieci anni prima. Dopo aver sentito quella storia, la donna suggerisce di fare la stessa cosa, nonostante siano le 2:30 del mattino. I due decidono di provarci, girano per Tokyo alla ricerca di una panetteria ma i locali sono tutti chiusi. Così, decidono di andare in  un McDonald’s. Con occhiali da sci e fucile automatico, entrano nel ristorante e chiedono trenta Big Mac. Gli impiegati soddisfano la  strana richiesta e la coppia lascia il fast-food e si allontana fino a raggiungere un parcheggio vuoto. Lì mangiano i Big Mac fino a quando non sono pieni. Dopo questa esperienza, l'uomo si sente tranquillo.


Il protagonista sin dal primo racconto voleva soddisfare questa sua "fame". Voleva compiere qualcosa ma il proprietario della panetteria bloccò il suo impulso con la musica. L'arte ha in qualche modo troncato l'idea del reato. Il protagonista cambia, la musica ha toccato alcune corde della sua anima portandolo alla ricerca di un lavoro nella seconda storia, ad una relazione. Nonostante la fame sia stata placata in lui era rimasto qualcosa di incompiuto, una sorta di ossessione che covava nascosta dentro. L'occasione di poter riscattare quello stato d'animo l'ebbe soltanto dieci anni dopo. 

A Sud del confine, ad Ovest del sole - Citazioni

“La guardai negli occhi: sembravano una profonda pozza di acqua sorgiva, all’ombra di una tranquilla roccia che nessun soffio di vento poteva raggiungere. Niente si muoveva e tutto era immerso in un silenzio totale. Se si guardava con attenzione si riuscivano a cogliere le immagini del paesaggio circostante riflesse sulla superficie di quell’acqua”.

A Sud del confine, ad Ovest del sole - Recensione


Murakami scrisse A Sud del confine ad Ovest del sole nel 1992 mentre era in visita alla Pricenton University. In questo romanzo la delicatezza e la poesia dello scrittore la si può notare in ogni sua parola. Le tematiche principali sono la memoria, l’amore e l’identità. E' un'opera malinconica e nostalgica,  con uno stile scorrevole e che descrive il senso di inadeguatezza e l’incapacità del protagonista di trovare una via di fuga.  Il romanzo racconta la storia di Hajime. Il protagonista è figlio unico quando, nel Giappone degli anni 50, era rarissimo non avere fratelli o sorelle. Questa sua unicità sviluppa in lui una sorta di inferiorità e distacco nei confronti dei suoi compagni di classe, fino a quando non compare nella sua vita un’altra figlia “unica” Shimamoto con la quale dividere il suo mondo di solitudine.
Sin da subito i due ragazzini si comprendono fino a creare un legame che durerà e influenzerà per sempre le loro vite. Passano i pomeriggi a leggere ed ascoltare lp nel soggiorno di Shimamoto. Tutto questo idillio terminerà con la fine delle scuole elementari. Iniziano a diminuire le loro visite e finiscono col non vedersi più.  Ad Hajime rimarrà sempre impresso il ricordo delle sue labbra sottili che "cambiavano forma a seconda dei mutamenti del suo sguardo" e del contatto di pochi secondi con la sua mano che provocherà ad entrambi nuove sensazioni mai provate prima. La prima vera ragazza di Hajime al liceo è Izumi. Quando Hajime inizia ad uscire con lei, per la prima volta, promette che non le farà del male. Non mantenendo la promessa il protagonista diventa consapevole che gli esseri umani, per il solo fatto di esistere, sono destinati a fare del male a qualcuno. 
Per tutta l’adolescenza ed età adulta Hajime ricercherà in tutte le sue donne quell’amore e quel “qualcosa” che solo Shimamoto aveva, senza mai riuscirci.
Successivamente forma una famiglia con Yukiko, ma sente che manca ancora quel “qualcosa" e tenta di trovalo avendo rapporti con altre amanti: “Non mi sembrava neanche di tradire mia moglie, ciò che cercavo era solo fare sesso con qualcuno e le donne con cui uscivo volevano la stessa cosa da me… Forse, facendo l’amore con loro, volevo dimostrare qualcosa, cercavo di scoprire che cosa potessi trovare in loro e che cosa loro in me”.

Hajime, con l'aiuto del capitale di suo suocero, apre dei jazz club ed investe i suoi guadagni nel mercato azionario e nel settore immobiliare divenendo ricco ma questo lo fa entrare in una crisi esistenziale, chiedendosi chi fosse veramente e se quella fosse veramente la sua vita. Cio accade perché il protagonista da giovane aveva fatto parte della generazione che tra la fine degli anni sessanta e gli inizi degli anni settanta rifiutava le logiche del capitalismo, ma una volta diventato adulto non rispetta quegli ideali: “Anche la mano che impugnava il volante in quel momento, fino a che punto era davvero la mia mano? E il paesaggio che mi circondava, fino a che punto era reale? Più ci pensavo e più non riuscivo a darmi una risposta.”

Improvvisamente, in uno dei suoi locali riappare a intervalli casuali Shimamoto, che non fornisce mai alcun dettaglio sulla propria vita. Hajime diviene cosciente della propria insoddisfazione e cerca in tutti i modi di riallacciare il vecchio rapporto con l’amica, ma il tempo ha inesorabilmente cambiato anche il suo primo e vero amore: "Sembra che brilli, ma è una luce di decine di migliaia di anni fa. Forse è la luce di un astro che ora non esiste più..”



La prima parte del titolo del romanzo “A Sud del confine” si riferisce alla canzone di Nat King Cole che i due ragazzini ascoltavano e immaginavano che al sud ci fosse qualcosa di bello, ma solo dopo, da adulti, scoprirono, rimanendo delusi, che la canzone si riferiva ai confini con il Messico. Forse, Murakami vuole trasmetterci che crescendo vengono a crollare tutti i sogni  e la bellezza del mondo. La seconda parte del titolo del romanzo “A ovest del sole”, si riferisce alla sindrome dell’isteria siberiana, che colpisce i contadini che vivono in Siberia e sta a rappresentare la depressione che nasce dalla distruzione dei sogni.








James Fenimore Cooper

Cooper dice di iniziare a scrivere per scommessa con la moglie, fervente ammiratrice di Jane Austen. Era un aristocratico, antidemocratico, proveniva da una famiglia ricca, non aveva bisogno di scrivere per vivere. Scommette con la moglie che avrebbe scritto un libro migliore di quello della Austen. Il suo primo libro è Precaution (esercizio di narrativa femminile) tentativo letterario di scarso successo che però lo avvia alla carriera di scrittore. Seguirono alcuni romanzi storici come Lionel Lindon e The Spy (1820-1822) Questi romanzi storici hanno una peculiarità, rappresentano il personaggio americano che ne è protagonista, diviso tra l’appartenenza al territorio Americano e alla fedeltà dell’Inghilterra. Cooper parla infatti del periodo in cui le colonie si ribellarono alla madre patria: il protagonista di Lionel Lindon è americano ma è nato in suolo inglese, quindi la sua personalità è scissa. E’ come se combattesse contro se stesso e la rivoluzione fosse una guerra civile. In The Spy Cooper riesce a creare una situazione talmente contorta, non si capisce chi sia la spia e per chi lavori. Alla fine si scoprirà che la Spia lavorava per Washington, ma per lungo tempo sembrava stare dalla parte degli inglesi. La trama, contorta, mostra la confusione di questi uomini che si riflette in letteratura. Inoltre, personaggi realmente esistiti si mescolano a quelli inv
entati. 
Romanzi di mare: Cooper si cimentò anche nei cosiddetti “romanzi di mare”, in “The Pilot” inizia un filone che, assieme ai romanzi di mare di Edgar Allan Poe apre la strada dei romanzi di Melville. Quelli per cui Cooper è più famoso è la serie: “The Leather Stocking Tales” (La calza di cuoio). Il titolo fa riferimento al l’abbigliamento del personaggio che compare nella serie.
 E’ un ciclo di cinque romanzi, tra i quali: 
The Pioneers (1823) in cui è presente anche il padre dell’autore come personaggio;
The Last of the Mohicans (1826);
The Praire (1827) al ritorno dall’Europa e dopo aver incontrato Walter Scott, completò il ciclo con;
The Pathfinder (1840);
The Deerslayer (1841). 
I temi di Cooper sono essenzialmente romantici: Lo scontro tra culture opposte, tra l’individuo e la società, tra l’individuo e la natura. I suoi ritratti della vita genuina e primitiva, le sue descrizioni di boschi e foreste, delle praterie e dei vostri orizzonti del Wild West contribuirono alla creazione del mito americano. Questi romanzi hanno in comune un personaggio Natty Bumppo, un uomo bianco che vive a cavallo tra la wilderness e la civiltà (in questo periodo le due parti sono divise da una linea di demarcazione molto labile), chiamata la frontiera (una linea ideale che si sposta a seconda delle conquiste); in questa zona personaggi come Natty vivono approfittando dei vantaggi della vita selvaggia e di quella civilizzata. Natty Bampoo si gloria di essere bianco ma frequenta gli indiani (amici molto stretti). Negli ultimi anni espresse il suo pessimismo e la sua amarezza nella trilogia formata da Satanshoe (Il piede di Satana, 1845), The chainbearer (L'intendente, 1845) e The redskins (I pellirosse, 1846).
I romanzi di Cooper sono definiti romanzi del dualismo, per questa contrapposizione netta tra due mondi completamente diversi: Bianchi e Indiano (buoni e cattivi). Per Cooper però ci sono bianchi e indiani buoni, bianchi e indiani cattivi, ecco il salto di qualità rispetto al pensiero puritano, dove gli indiani erano visti come cattivi senza distinzione. La modernità di Cooper sta nel rendere merito a chi è buono ed ha dei valori, che lo contraddistinguono - valori conosciuti sia ai bianchi che agli indiani, nonostante Natty sottolinei sempre di essere bianco. Sono romanzi abbastanza edulcorati: le donne sono sempre belle, a posto, nonostante stanno attraversando un territorio impervio. Anche tra i personaggi femminili si crea un certo dualismo tra donne buone e donne cattive, che si esplica nel binomio bionde/brune. Le bionde sono buone, le cattive sono more. Nell’ottica inglese la donna angelica è bionda, la donna mora è femme fatale, aggressiva, mediterranea. I romanzi di Cooper servono ad esplorare l’America nella sua componente più vera: Conquista dei Territori , scontri con gli Indiani, Wilderness, ecc..

Washington Irving

Washington Irving (1783-1859), nato a New York da una famiglia benestante, aveva cominciato ad amare fin da ragazzo la letteratura inglese del Settecento e aveva collaborato a giornali satirici. Nel 1809 pubblicò una parodistica History of New York (Storia di New York), in cui si prendeva gioco sia dell'antico regime olandese sia dei leader politici contemporanei. Dopo aver viaggiato in Europa nel 1804, vi tornò nel 1815 per rimanervi diciassette anni, soggiornando tra Spagna, Inghilterra, Italia, Germania e Olanda. E’ autore di sketches (=bozzetti). Scrittore, saggista, storico e biografo. Si tratta di storie accennate, come fotografie di un determinato momento, non c’è un evoluzione nella trama e nei personaggi. E’ spesso un movimento commentato. Nacque The sketch book (Il libro degli schizzi, 1819-20), composto da schizzi e bozzetti, per la maggior parte di vita inglese, che privilegiavano il pittoresco, il pathos intrecciato con lo humour e che erano già stati pubblicati, con enorme successo, su riviste. Irving si presentava come il viaggiatore senza bagaglio e senza affetti Geoffrey Crayon, pronto a registrare nel suo album tutto ciò che si presentava ai suoi occhi. Fra i racconti, derivati spesso da originali tedeschi, due furono da lui ripresentati in perfetta versione americana: The legend of sleepy hollow (La leggenda della valle addormentata) e Rip Van Winkle. Quest'ultimo narrava la storia del pacifico Rip, il quale, recatosi a caccia per evadere dalla routine quotidiana e dalla bisbetica consorte, fa strani incontri e, bevuto un sorso da un fiaschetto magico offertogli da un folletto, cade in un sonno profondo dal quale si risveglia vent'anni dopo: intorno a lui tutto è cambiato, a partire dal ritratto di sua maestà Giorgio III, sostituito da quello di Washington. La figura di Rip è ricca di una sua magia e quella fuga sembra precorrere altre fughe, che caratterizzeranno molti protagonisti della letteratura americana. I lettori di Irving apprezzarono anche l'esotismo di Tales of a traveller (Storie di un viaggiatore, 1824) e The Alhambra (1832). Ritornato a New York, l'autore fu acclamato come "primo autore americano di fama internazionale" e si dedicò ad argomenti più indigeni, come la frontiera e le praterie (A tour of the prairies), con risultati meno apprezzati. Fu anche autore di una biografia di G. Washington e diede un importante contributo allo sviluppo del teatro statunitense come critico e autore. Il suo merito letterario fu quello di dimostrare in modo indimenticabile come fosse possibile produrre una novellistica ambientata negli Stati Uniti e come un autore americano potesse affascinare anche il pubblico inglese ed europeo.

Benjamin Franklin

Nato a Boston, autodidatta geniale ed eclettico, self-made man per eccellenza, egli fu il primo americano illustre anche in Europa, poliedricamente aperto a una vasta gamma di interessi: inventore (la scienza fu la sua grande passione), musicista, giornalista, editore, enciclopedista, autore di diversi saggi, diplomatico e politico accorto.  Nel 1757 andò in Inghilterra come rappresentante delle colonie e vi si fermò per circa cinque anni, facendo ritorno in patria nel 1763. Proprio durante il soggiorno inglese, Franklin sentì crescere il proprio senso di alienazione nei confronti dell'Inghilterra e divenne consapevole dell'impossibilità di un compromesso con la madrepatria. La sua celebre Autobiography (Autobiografia, 1867), per gli anni 1731-59, manteneva l'archetipo strutturale della "vita del santo" le cui virtù erano state trasferite sul piano sociale-operativo, così da trasformarsi in una nuova identità americana. Il progetto per il difficile conseguimento della perfezione morale (e la grazia divina veniva letta in chiave di miglioramento della virtù personale) era articolato in tredici virtù fondamentali, una per settimana: temperanza, silenzio, ordine, risolutezza, frugalità, laboriosità, sincerità, giustizia, moderazione, pulizia, serenità, castità e umiltà. A partire dal 1733 egli avviò la pubblicazione del Poor Richard's almanack (Almanacco del povero Riccardo), repertorio di massime morali e pragmatiche che fu per venticinque anni fonte di intrattenimento e ammaestramento per la società coloniale americana.

L’Autobiografia di Benjamin Franklin (tradizionalmente conosciuta in America con il titolo The Autobiography of Benjamin Franklin uno dei padri fondatori degli Stati Uniti d’America) è stata scritta fra il 1771 e il 1790, ed è rimasta incompiuta a causa della morte dell’autore. La prima pubblicazione risale al 1791, in un’edizione in francese edita con il titolo, in realtà si tratta soltanto della prima parte dell’opera completa, basata su un manoscritto di Franklin precedente alla revisione dell’autore.  La prima pubblicazione in inglese risale invece al 1793, ma anche in questo caso si tratta di una versione soltanto parziale dell’opera. Nel 1818 venne pubblicata a Londra una nuova edizione intitolata Memoirs of the Life and Writings of Benjamin Franklin (a cura del nipote William Temple Franklin), che comprendeva le prime tre parti dell’autobiografia di Franklin, con l’esclusione della quarta ed ultima parte. Infine, nel 1868 l’editore John Bigelow si procurò il manoscritto integrale dell’opera di Franklin e pubblicò l’Autobiografia in tutte e quattro le sue parti.
E’ il primo vero racconto del “Sogno Americano” raccontato da chi l’ha realmente vissuto.
La narrazione degli eventi riguardanti la vita dell’autore comincia con il periodo dell’adolescenza di Franklin dai quattordici / quindici anni, mentre le vicende legate all’infanzia sono tracciate in maniera piuttosto rapida e superficiale. Franklin, infatti, riporta brevemente i tratti salienti della propria formazione (l’istruzione ricevuta, i suoi interessi, l’amore per la lettura) per poi passare al 1720-21 circa, e all’esperienza vissuta insieme al fratello nel lavoro di stampa di un giornale (“il secondo apparso in America”) intitolato La gazzetta del New England. Gli eventi narrati nell’Autobiografia terminano precisamente il 27 luglio 1757, con l’arrivo di Franklin e del figlio a Londra dopo una lunga traversata oceanica. Le ultime cinque pagine, invece, rappresentano una sezione a parte del libro; esse sono state scritte da Franklin nel 1790, poco prima della sua morte, che ha destinato l’opera a restare incompiuta.
Come già accennato, le varie sezioni dell’Autobiografia sono state composte in momenti diversi della vita di Franklin, e l’opera nella sua interezza non è mai stata oggetto di una revisione completa dell’autore. Ciò può determinare, talvolta, una certa mancanza di organicità fra le varie parti del testo, che a tratti possono apparire slegate l’una all’altra, e nell’assenza di un epilogo vero e proprio. E’ un’autobiografia abbastanza dettagliata, strutturata in quattro parti, ognuno della quale fa riferimento, più o meno precisamente ad un determinato periodo della sua vita.

Il testo inizia come una lettera indirizzata al figlio William Franklin, governatore del New Jersey. Benjamin Franklin iniziò a scrivere nell’estate del 1771, quando si trovava a Twyford.

Herman Melville

Herman Melville nasce a New York il primo agosto del 1819. I suoi genitori appartenevano a importanti famiglie americane, che avevano contribuito a scrivere la storia degli Stati Uniti: Maria Ganservoort apparteneva a una delle famiglie olandesi che avevano fondato Manhattan; Allan Melvill (la a venne aggiunta dopo la sua morte) era figlio di Thomas Melvill che aveva partecipato al Boston Tea Party, il nonno paterno travestito da indiano buttò giù dalle navi inglesi carichi di tè, ed era considerato un eroe della Rivoluzione. Ad ogni modo, i suoi genitori non seppero tenere alto il nome delle loro rispettive famiglie.  Allan commerciava beni  di lusso nel campo dell’abbigliamento europeo, ebbe otto figli. Herman era il terzogenito. Indebitato fino al collo a causa della cattiva gestione finanziaria di Allan, che andò in bancarotta, la famiglia Melvill si trasferisce al Albany, dalla famiglia di Maria. Il padre morì nel 1832 dopo un lungo esaurimento nervoso.

Non avendo abbastanza denaro per poter andare al college, Hermann intraprese gli studi commerciali. A differenza del primogenito, il padre considerava Melville un po lento e non deponeva in lui grandi aspettative. Hermann dovette svolgere anche alcuni lavori, a causa delle condizioni finanziarie della famiglia: commesso al negozio di pellicce del fratello, insegnante, geometra ecc.. Ma non trovando impieghi che lo prendessero indipendente, nel 1839 s’imbarco sul St. Lawrence alla volta di Liverpool, esperienza che poi sarà raccontata nel romanzo Redburn. Al suo ritorno, quattro mesi dopo, viaggiò per gli Stati Uniti in cerca di un lavoro stabile, senza alcun successo. Disperato, decise di imbarcarsi su una baleniera, l’Acushnet nel 1840. I viaggi di Melville gli fornirono molto materiale per i suoi romanzi. Tra le numerose avventure che finirono nei suoi libri vi fu la diserzione nelle Isole Marchesi assieme ad un amico per esplorare il territorio; qui fu catturato dagli indigeni, ma fu un’esperienza gradevole, quando tornò a cercare l’amico non lo trovò e si imbarcò in un’altra baleniera, la Lucy Ann. Da questa esperienza nacque il romanzo Typee (1846), arricchito in seguito da The Story of Toby, resoconto di ciò che accadde all’amico quando i due si persero di vista sull’isola. Dalle isole Marchesi giunse a Tahiti; sulla Lucy Ann assistette ad un ammutinamento e riportò la vicenda nel suo secondo romanzo, Omoo (1847). 

Fuggito di prigione s’imbarca sulla baleniera Charles and Henry, frutto di questa esperienza sarà il romanzo Mardi (1849). Si fermò alle Hawaii e infine si imbarcò sulla fregata United States nel 1843. La vita sulla United State era molto dura. Nel 1844 sbarca a Boston ed inizia a stendere i suoi primi tre romanzi. Sono romanzi di mare, esotici, riguardanti la sua esperienza. Nel 1847 sposa la facoltosa Elisabeth Shaw, figlia del giudice Lemuel Shaw di Boston e la coppia si stabilisce a New York. Dopo qualche anno la famiglia si trasferisce a Boston dove Melville avrà il primo figlio, Malcolm. Da scrittore ormai affermato viaggia per l’Europa e scrive Redburn (1849) e White Jacket (1850) ispirato all’esperienza sulla nave militare United States. 
In seguito si trasferisce ad Arrowhead, dove stringe amicizia con Hawthorne. Inizia un periodo in cui Melville sperimenta temi nuovi: passa al romanzo metafisico, con la pubblicazione di Moby Dick (1851) senza più un intento realistico. Nascono altri tre figli: Stanwix, Elisabeth e Frances. Continua a pubblicare diverse opere ma vive barcamenandosi tra successi e insuccessi e alla fine prevalgono gli insuccessi...

Nel 1852 pubblica Pierre ed alcuni racconti su delle riviste che poi verranno convogliati nella raccolta The Piazza Tales (1856), il romanzo storico-picaresco Israel Potter (1855), la dark comedy The Confidence-Man (1857), anche se non ebbero successo come i primi romanzi. Partì per l’Europa e nel 1858-59 tornò negli USA tenendo una serie di conferenze di viaggio. 

Nel 1863 si stabilisce definitivamente a New York dove si appassionerà di problemi sociali e segue l’andamento della Guerra Civile. Nel 1866 scrive un volume di poesie intitolato Battle Pieces and Aspects of the War. Alla fine dell’anno venne nominato ispettore distrettuale delle dogane di New York. La sua vita si fa sempre più grigia e monotona; inizia a bere e a creare tensioni in famiglia. Il primogenito muore e Melville scrive nel 1876 Clarel, un poema in due volumi sul suo viaggio in Terra Santa. Rivede le sue poesie e pubblica altre due raccolte di poesie John Marr and other Sailors (1888) e Timoleon (1891). Scrisse la ballata Billy in the Darbies, che in seguito crebbe fino a diventare una lunga opera: Billy Budd, Sailor: an inside narrative che continuò a modificare fino alla morte. Melville venne rivalutato negli anni ’20 del Novecento con la scoperta del manoscritto Billy Budd, numerosi critici lo pongono adesso come figura centrale dell’ American Renaissance.

Edgar Allan Poe

Nato a Boston nel 1809, Poe era figlio di un povero attore itinerante alcolizzato, che abbandonò la famiglia quando Poe aveva un anno. All’età di due anni Poe perse la madre e fu adottato dagli Allan, una coppia senza figlia.

Nel 1824 il suo nome completo divenne Edgar Allan Poe. Studiò negli Stati Uniti e in Inghilterra e poi all’Università di Virginia. Li si indebitò di scommesse e rifiutando di pagare fuggì a Boston dove pubblicò la sua prima raccolta di poesie. Non avendo ottenuto il successo sperato si arruolò nell’esercito, ma vi rimase solo sette mesi. Andò a vivere a Baltimora, dove viveva la sua zia, Maria Clemm. Quì si innamorò della cugina Virginia, che incarnava l’ideale di bellezza celebrato nelle sue poesie. Si sposarono nel 1836, quando Virginia aveva solo 13 anni. 
Gli anni che seguirono furono molto produttivi. E’ una delle figure più importanti dei nostri tempi, ma sua fama in America è abbastanza recente. All’epoca era solo un giornalista e saggista, nei suoi articoli criticava il lavoro degli altri scrittori e possiamo considerarlo l’inventore della critica letteraria. E’ inventore del genere noir e del poliziesco. 

Nelle sue opere inserisce eventi soprannaturali che provocano tensione ma che poi vengono sempre spiegati razionalmente (non c’è mai il pieno abbandono davanti al terrore). I suoi personaggi sono raziocinanti, seguono una loro linea di pensiero che agli altri può sembrare folle. 

Oltre ai racconti “The Tales of Grotesque and Arabesque”, scrisse anche un poemetto “The Raven” - il corvo, che gli diede fama durante la sua vita, e un romanzo di mare nel  1838,  il suo unico romanzo “The Narrative of Arthur Gordon Pym of Nantucket”  che per certi versi è l’antesignano di Moby Dick. E’ un romanzo piuttosto spezzettato, frammentario, non segue una trama vera e propria: vi sono delle scene facilmente isolabili l’una dall’altra e tutte hanno come protagonista Arthur Gordon Pym. La storia finisce con un’immagine terrificante. Il colore bianco che crea terrore (anticipa Melville). Il bianco è il colore dei fantasmi, del sudario, secondo Melville questo colore amplifica la spaventosità di una cosa. E’ la prima volta che al bianco vengono attribuiti aspetti negativi.

Nel 1846 uscì “The Philosophy of Composition”, un saggio contenente le sue poesie estetiche. Virginia morì nel 1847 e la salute di Poe peggiorò rapidamente a causa dell’alcool, nel 1849 fu trovato a Baltimora, per strada, privo di sensi e morì pochi giorni dopo.

La sua reputazione negli USA fu offuscata dalle accuse di persecuzione, alcolismo, e dipendenza da droghe. In Europa fu molto apprezzato e fu introdotto dal poeta francese Charles Baudelaire, che tradusse i suoi racconti, Mallarmè tradusse le sue poesie, fu influenzato da Poe e lo considerava il precursore del simbolismo. Il suo contributo maggiore alla letteratura fu però nel campo delle short stories, all’interno del quale inaugurò il famoso genere del detective story.

Oltre ad inventare il giallo e la fantascienza, è noto per aver inventato anche la critica letteraria moderna, svincolandola dalla morale e dalla filosofia e proponendola come una scienza esatta. Egli infatti scrisse per alcuni giornali come il Sunday Times e il Literary Magazine.

Nelle opere di Poe il mondo dell’immaginazione coesiste con quello dello spirito analitico della ragione. I suoi racconti possono essere divisi in due gruppi:

- racconti di raziocinio e scoperta/investigazione (tale of rationation and detention)  che esercitarono una grande influenza sullo sviluppo della detective story ciò che accomuna questi racconti è il protagonista, un detective privato (monsieur Dupin) aristocratico, arrogante, eccentrico, ma estremamente razionale. Egli risolve i casi grazie alla sua capacità di ragionare logicamente e fare analisi psicologiche (aprirà la strada ad Agatha Christie e Arthur Conan Doyle);
- racconti dell’immaginazione, dove usando alcuni elementi gotici convenzionali, si spinge oltre la tradizione gotica per scrivere storie in cui l’orrore non viene da fuori ma da dentro di se. Tra i temi principali quello della crudeltà. Altri temi sono la reclusione in un posto molto piccolo o la sepoltura prematura. La spiegazione a queste aberrazioni è la pazzia, che per Poe è quasi una consapevolezza più ampia. Altro tema è fusione di bellezza, morte, creazione e distruzione.

Il tema più importante è quello del DOPPIO: nei gemelli del racconto “The Fall of the House of Usher” Poe rappresenta i due aspetti della personalità, mentre in the “Black Cat” proietta la natura doppia del narratore su immagini e situazioni connesse con i due gatti. Quasi tutti i suoi racconti sono narrati in prima persona diventando così interminabili monologhi, che descrivono una grande varietà di stati d’animo.

Kafka sulla spiaggia


"C’è solo una cosa che vorrei da te" — dice la signora Saeki. Alza la testa e mi guarda negli occhi.
"Che mi ricordassi. Se tu ti ricordassi di me, non mi importerebbe nulla neanche se tutti gli altri mi dimenticassero"

p. 484


Murakami - 
Kafka sulla spiaggia

Kafka sulla spiaggia

Un ragazzo di quindici anni, maturo e determinato come un adulto, e un vecchio con l'ingenuità e il candore di un bambino, si allontanano dallo stesso quartiere di Tokyo diretti allo stesso luogo, Takamatsu, nel Sud del Giappone. Il ragazzo, che ha scelto come pseudonimo Kafka, è in fuga dal padre, uno scultore geniale e satanico, e dalla sua profezia, che riecheggia quella di Edipo. Il vecchio, Nakata, fugge invece dalla scena di un delitto sconvolgente nel quale è stato coinvolto contro la sua volontà. Abbandonata la sua vita tranquilla e fantastica, fatta di piccole abitudini quotidiane e rallegrata da animate conversazioni con i gatti, dei quali parla e capisce la lingua, parte per il Sud. Nel corso del viaggio, Nakata scopre di essere chiamato a svolgere un compito, anche a prezzo della propria vita. Seguendo percorsi paralleli, che non tarderanno a sovrapporsi, il vecchio e il ragazzo avanzano nella nebbia dell'incomprensibile schivando numerosi ostacoli, ognuno proteso verso un obiettivo che ignora ma che rappresenterà il compimento del proprio destino. Diversi personaggi affiancano i due protagonisti: Hoshino, un giovane camionista di irresistibile simpatia; l'affascinante signora Saeki, ferma nel ricordo di un passato lontano; Òshima, l'androgino custode di una biblioteca; una splendida prostituta che fa sesso citando Hegel; e poi i gatti, che sovente rubano la scena agli umani. E infine Kafka. "Uno spirito solitario che vaga lungo la riva dell'assurdo".


  • Pagine: 514 
  • Editore: Einaudi
  • Collana: Super ET
  • Lingua: Italiano

L'ultima stagione

"Ti amo" disse Amberson.
"Sempre?", disse Anne, senza aprire gli occhi.
"Sempre"
"La morte non ci separerà? 
"No" disse Amberson. 
"Grazie... oh grazie...", disse Anne, ora con voce fiacca, indebolita dalla sonnolenza. Respirava ancora a bocca aperta.
"Niente puo' separare un'essenza" disse Amberson sussurando.

 p. 560

L'ultima stagione (Don Robertson)

L'ultima Stagione - Recensione

Dopo averlo letto si crea inevitabilmente un legame eterno tra il volume e chi lo ha donato. Questa e’ una responsabilità molto grande per chi decide di regalare un libro ed oggi devo dire grazie per questo prezioso dono...  Grazie..

Il libro in questione è L’ultima stagione di Don Robertson
Molti sicuramente diranno:
 “Don Robertson? Don chi?” 
Alcuni lo conoscono. Solo in pochi ne hanno sentito parlare. Don Robertson è uno scrittore americano del novecento che rischia di essere dimenticato e che è stato resuscitato dalla splendida  traduzione di Nicola Manuppelli.

In questa malinconica stagione inizio a leggere la storia di Howard ed Anne Amberson, una coppia di settantenni che decide di salire sulla macchina e partire senza meta precisa. 
Stanno morendo. Lei di cancro. Lui di cuore.
Consapevoli della fine, Howard chiede alla moglie di seguirlo per scoprire il senso della struttura. Rintracciare un motivo. Un senso. Uno schema. 
È un romanzo commovente. Toccante. Profondo.  Ricco di eventi e di cruda quotidianità.
Così partono... tra i rimproveri della figlia e del dottore. Paradise Falls. Ohio. Blood. I due protagonisti si perdono alla ricerca di qualcosa, elencano ciò che i loro occhi vedono attraversando la suggestiva Regione della Luna, villaggi, cittadine, cimiteri, case, tra i dolori di Anne e le fughe del gatto Sinclair. Incontrano personaggi vari che aiutano a capire la loro struttura: una donna che pranza su una lapide, un padre con un figlio ritardato molto speciale che li aiutano a riparare una gomma, una ragazza con una pistola, un parente arrabbiato...
Così, chilometro dopo chilometro, riaffiorano nella memoria di Howard tutti i suoi ricordi, come piccole luci che illuminano il sentiero di un’intera vita. Ricordi sparsi. Vari. Ricordi del compagnetto Fred preso di mira dal fratello maggiore. Ricordi di una madre bigotta e di un fratello ubriacone. Ricordi di vecchie fiamme e di ferite coniugali.
Dolori. Sofferenze. Morti. E poi c’è Anne...
Lei. L’amore costante. Il legame eterno. La sua essenza.
Don Robertson riesce a scalfire delle scene nei cuori di chi legge in un modo che pochi riescono a fare. 
Il ricordo dei figli lacerano ed illuminano il cuore. 
Henry. Un piccolo bambino che chiede con tanta tristezza che cosa accade a tutti i tramonti che muoiono, giorno dopo giorno, e che scrive una letterina dal paradiso dei gatti. Letterina custodita nel tempo come una fiaba sacra da leggere la notte, prima di dormire. 
Lewis. Un figlio incompreso che tentava in tutti i modi di essere amato e che resta ancora una ferita sanguinante nei cuori dei genitori. 
Florence. L’unica sopravvissuta. La figlia che si preoccupa. La figlia premurosa. 

E' un viaggio che  Don Robertson ci concede di percorrere assieme. Un capolavoro della letteratura del Novecento. Il libro della loro vita si e’ concluso ma niente potrà separare la loro essenza. 

”la fine è triste quando niente la precede"

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USCITE DI MARZO:  

LA STADA DI CASA  - KENT HARUF

Finalmente Holt, con i lampioni blu in lontananza, poi sempre più vicini, e le strade deserte e silenziose una volta entrati in città. Jack Burdette è sempre stato troppo grande per Holt. E fuggito dalla città lasciando una ferita difficile da rimarginare, e quando riappare dopo otto anni di assenza, con una vistosa Cadillac rossa targata California, la comunità vuole giustizia. E Pat Arbuckle, direttore dell'Holt Mercury e suo vecchio amico, a raccontare la storia di Jack: dall'adolescenza turbolenta all'accusa di furto, dal suo lungo amore per Wanda Jo Evans al matrimonio lampo con Jessie, donna forte e determinata. Uno dopo l'altro, i ricordi di Pat corrono fino al presente, rivelando le drammatiche circostanze che hanno portato Jack ad abbandonare la città e la famiglia. Il suo ritorno farà saltare ogni certezza, minando la serenità di tutti, specialmente quella di Pat.